Essere giovani significa esserlo fisicamente con ricchezza di energia e voglia di fare, significa crescere, scoprire sempre cose nuove, imparare, studiare, mettersi in gioco, avere paura di non farcela, fare nuove esperienze, significa cercare di immettersi nel mondo del lavoro, farsi amici e conoscenze, significa credere di avere il mondo in mano. Almeno questo è quanto ho provato io grazie all'educazione dei miei genitori basata sulla fiducia in me stessa, sulla modestia e sulla voglia di imparare e sapere ascoltare, sulla libertà di scelta e sulla opportunità di andare all'estero per fare esperienze e apprendere lingue straniere. Ebbene, mi domando se potrò mai essere così serena, ottimista e positiva e se potrò mai impartire una simile educazione a mio figlio ancora piccolo che sta crescendo in un periodo troppo diverso dal mio. I genitori spesso lavorano in due e nel migliore dei casi devono affidarsi ai nonni altrimenti spendere per baby sitter. L'attenzione e la cura verso i figli vengono pertanto a scemare perché non ci sarà mai il controllo completo su di essi come un tempo. La tipologia di studio e l'approccio con l'apprendimento è cambiato. Il cartaceo viene sempre più soppiantato dai computer aridi e fonti di nervosismo se non di più se male utilizzati. Sarà una coincidenza ma i casi di suicidi o di giovani drogati o fuorviati o di disoccupati pare siano aumentati vertiginosamente nell'arco di pochi decenni. Io non mi sento una persona e una mamma retro', mi sento una persona che crede in quei valori e principi di vita che sono immutabili anche nel cambiare degli eventi. Mi auguro solo un giorno di potere identificarmi in politici che la pensano come me e che hanno delle enormi responsabilità nei confronti dei cittadini e dei giovani.Roberta Bartolini
martedì 14 febbraio 2017
Essere giovani oggi preoccupa
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