Dal 14 giugno per tre mesi, tre mesi, le scuole italiane chiudono con
sommo gaudio dei bimbi e ragazzi. Per i bimbi troppo gaudio non direi
in quanto scoprono come sia bello socializzare coi compagni, giocare e
studiare a scuola, senza contare la marea di compiti assegnati a cui
farebbero volentieri a meno. A farne le spese sono i genitori e le
famiglie non aiutate che devono fare i salti mortali per unire tempo
libero/lavoro/organizzazione famigliare a parte il breve periodo di
vacanza che si concedono sempre che possano farlo. Nel privato basta
pagare e fungono i centri estivi all'interno delle scuole ma per un
solo mese in genere. Nel pubblico vale la stessa regola tranne per il
fatto che le scuole si affidano a cooperative ed associazioni esterne,
per carità, valide e collaudate ma a pagamento il cui onere comprende
sempre in genere: quote di iscrizione ed assicurazione, pasti e
materiale scolastico.
La vera politica fatta tra e per la gente dovrebbe occuparsi di questi
problemi e mettere in evidenza la questione se esista una differenza
tra trattamento verso i cittadini autoctoni e quelli stranieri.
Meditiamoci.
Roberta Bartolini
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