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lunedì 2 giugno 2014

La crescita della Lega non è e non deve essere fine a se stessa

E' il momento d'oro per Salvini, segretario di una Lega Nord che da tempo doveva recuperare terreno e i delusi, una Lega che, a differenza di altri partiti, è sempre stata un movimento fervente basato su programmi, ideali, stima e riconoscimento verso i militanti ed attivisti e strutturato militarmente. Come i valori e i principi di vita non muoiono mai così anche la Lega non può morire e non si deve parmettere a nessuno di farla morire. E' su questa base che Salvini ha ereditato una missione che ha provato di portare avanti percorrendo una strada in salita ma sempre più caratterizzata da successi e rivincite fino alle elezioni europee (positive per la stessa Lega) che non devono essere considerate un traguardo finale ma un punto di partenza. Partenza per una crescita personale della Lega ma vista anche in un'ottica più ampia, in un contesto di una eventuale costruzione di un nuovo centro destra (ora pressocché inesistente) che potrebbe avere come protagonista lo stesso Salvini e della costruzione di una nuova Europa grazie al successo di tanti partiti euroscettici europei. L'alleanza fatta da Salvini con Marine Le Pen, vinctrice assoluta in Francia, è di importanza strategica per affrontare il discorso No Euro e quello sulla immigrazione clandestina. Temi questi cavalcati dalla Lega in campagna elettorale, temi scottanti che dovranno trovare un loro riscontro anche in Europa e in Italia dove se si vuole parlare di un nuovo centro destra lo si dovrà basare proprio su questi temi e concetti contastanti una sinistra forte sui numeri ma arida in programmi e venditrice di fumo. Dopo l'esito sulla possibilità di votare per i referendum indetti dalla Lega e sui ballottagtgi che vedono sfidarsi vari candidati leghisti, le idee saranno più chiare. Idee per intraprendere la menzionata sicura crescita della Lega che finalmente porterà il nostro Paese ad una svolta tanto auspicata ma mai messa in atto da governi tecnici eletti a tavolino e non dal popolo sovrano, svolta che guarda anche all'Europa e ad un suo responsabile rinnovamento.
 
Roberta Bartolini
 
 

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