Era ovvio e nello stato delle cose che non passasse la scelta di
genere delle quote rosa in Parlamento. Ma dove si è mai visto che in
una democrazia si dia spazio a divisioni nette tra maschi e femmine
soprattutto in un Parlamento dove auspicherei venisse premiata la
qualità, la bravura, l'efficienza delle persone e non il sesso. Dove
si è mai visto che si ragioni solo per genere, per categorie, per
assiomi senza lasciare spazio a riflessioni e meditazioni? E'anche
vero che i tempi sono cambiati, ad oggi la donna ha ottenuto la sua
indipendenza, è presente nel mondo del lavoro in quasi tutti gli
ambiti e pertanto viene da sé darle la sua giusta collocazione. Ma non
mi sembra un'emergenza, una priorità soprattutto se si considera che
il nostro Paese ha bisogno di essere salvato e recuperato attraverso
riforme e non spettacoli folcloristici e perdite di tempo. Sì perché
- almeno attenendosi a quanto ci raccontano i media - fa scoop la
notizia dell'abbigliamento delle donne in Parlamento. Sono dell'idea
che o si mettono delle regole ferree per cui donne e uomini devono
indossare la divisa (come avviene in certi ambiti a partire da quei
mestieri fondati sul rispetto della gerarchia, ad esempio nel mondo
marittimo) e non ci sarebbe nulla di male, oppure occorre dare la
giusta libertà di scelta compatibilmente con un certo gusto nel
vestire e con un rispetto della propria mansione. Stesso discorso vale
per la scelta corretta dell'abbigliamento se ci si reca allo stadio
oppure a teatro. Qui si rasenta continuamente il teatrino politico che
ora non si ferma perché vi sono in palio ancora le preferenze. Ma non
passeranno, l'Italicum può darsi che verrà messo a punto ma in base
alle esigenze contingenti dei parlamentari e non dei cittadini. Questo
è il punto. Orrore quando si arriva a mettere davanti le esigenze di
partito e non solo a quelle della popolazione.
Roberta Bartolini
Nessun commento:
Posta un commento