Che le sigarette vengano tassate dallo Stato non è una novità, sia che
si tratti di sigarette standard che elettroniche. Già sono monopolio
di Stato in più nel tempo sono sempre state tassate a livelli più o
meno alti. Il punto è che ad oggi siamo giunti ad una situazione di
non ritorno, di mancanza di un briciolo di etica. Oggi si parla di
tassare le sigarette elettroniche non tanto perché è stato più o meno
accertato chefanno male alla salute e che comunque neppure la medicina
può stabilire se sono dannose e fino a che punto. Queste sono
bazzeccole e chissenefrega. In realtà lo Stato ha bisogno di soldi e
non sa più dove attingere per gravare i cittadini con le tasse. In un
Paese dove lo Stato non dà esempio di buona educazione, dove la
società è allo sbando, dove non esiste una certezza né protezione,
dove i contribuenti tartassati pagano senza sapere dove vadano a
confluire esattamente i propri quattrini, mi sembra utopico sperare
che tassando più del 70% le sigarette (elettroniche) la gente si
rinsavisca e smetta di fumare. Semmai, non fumerà più quelle
elettroniche per buttarsi su quelle tradizionali, come ha sempre
fatto, come i fumatori incalliti non si sono mai fatti spaventare da
tasse quotidiane sul fumo. Il concetto di base è che l'Italia manca da
sempre di una politica seria di prevenzione, di una cultura del senso
civico e di un'educazione di prevenzione e cura della propria salute.
Senza contare che occorrerebbe allora prendere in considerazione anche
gli alcolici statisticamente più dannosi del fumo ma mai tassati e
vietati a dovere. Si pensi solo all'uso smodato che viene fatto dei
tanto chiacchierati happy hours deleteri per i più giovani. Allora,
parliamone. Che si intavoli un dibattito costruttivo una volta per
tutte. Ma lo si faccia senza rimandare e con senso di responsabilità.
Roberta Bartolini
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