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giovedì 23 agosto 2012

Come non far divenire grigie città come Milano

Mi piace l'idea di trattare l'argomento dell'immigrazione, dello scatto della sanatoria folle per stranieri irregolari prevista per il prossimo 15 settembre, di soluzioni possibili non solo per accettare gli extra comunitari nel nostro Paese, ma per saperli integrare grazie ad un'unica valida ricetta: quella di amare anzitutto la nostra terra, le nostre tradizioni, le nostre origini, la nostra storia dando colore e grinta alle nostre città e non lasciandole grigie e spente.
A questo proposito partirei da una lettera di un lettore milanese pubblicata da Il Giornale di Milano il 23 agosto, "Con Pisapia vita dura per i milanesi", che mi è piaciuta molto come spunto di riflessione. Il lettore afferma di non aver votato Pisapia ma sostiene  che chi l'ha votato ora lo rifarebbe con orgoglio nonostante il neo sindaco abbia improntato tutta la sua politica sulla cura rivolta allo straniero e al diverso trascurando o oscurando i milanesi suoi concittadini. Dall'esterno si direbbe che i milanesi abbiano fatto e continuino a fare "harakiri" ma dall'interno pare che invece siano molto lucidi nel ragionare che grazie a Pisapia la loro città si è tinta di vari colori (come quelli appartenenti alle varie etnie che ora la compongono) abbandonando quel grigiore corrispondente alla noia, all'appiattimento. Io non conosco Milano nella sua vera realtà e pertanto non posso giudicare. Ho sempre sentito dire che Milano sia una città particolare dal punto di vista della vivibilità e dell'integrazione. Troppo formale e ricca, troppo chiusa alle novità, troppo grigia, appunto. A parte che io la preferirei più grigia ma una vera capitale, quindi, efficiente, produttiva, il nucleo della vita lavorativa ed economica italiana. Tuttavia, ritengo sia molto facile tastare il terreno tra chi ha votato Pisapia. Proverei invece a interrogare chi non lo ha votato, e sono in molti. Sono proprio queste persone (elettori o assenteisti) e questi politici di centro destra che dovrebbero dare una mano alla loro (si spera) amata Milano per uscire dal grigiore ma non grazie a Pisapia e ai suoi stranieri, ma grazie invece ai veri milanesi. Penso che oggigiorno sia assurdo ragionare in termini di odio o di indifferenza verso gli extra comunitari in quanto il fenomeno dell'immigrazione è troppo grosso ed attuale. Occorre essere obbiettivi e concreti e l'unico modo per esserlo penso sia quello di produrre una seria politica di integrazione dello straniero da una parte e dall'altra di dare la possibilità agli italiani di essere finalmente nazionalisti, di amare il proprio territorio e i propri connazionali, partendo anche dalle piccole cose che però possono fare la differenza. Per fare questo occorre una buona dose di orgoglio, di passione, di pazienza, di desiderio di amare la nostra terra come la nostra casa. Una volta usciti dal grigiore e illuminati d'immenso ci si può confrontare con lo straniero, lo si può accettare rispettandolo e facendogli prima di tutto rispettare le nostre regole, poche, ma sane e corrette al punto giusto per creare quel deterrente necessario per far fronte alle novità, anche fondamentali come quelle menzionate.
 
Roberta Bartolini
 
 

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