"Ognuno faccia il suo lavoro". Questa è la risposta di Letta a
Squinzi, il Presidente di Confindustria che si è permesso di valutare
i risultati non ottenuti dal governo, di esortare lo stesso a lavorare
per cercare di affrontare la crisi e a estremi mali estremi rimedi, di
andare eventualmente al voto. Parole sante, corrette, obbiettive e
responsabili, di fronte alle quali un Premier che si rispetti non solo
avrebbe dovuto ringraziare per i consigli preziosi ma si sarebbe
dovuto sentire in dovere di dare delle spiegazioni. Invece la risposta
è stata la spocchiosità, la mancanza di rispetto, il menefreghismo e
la prova provata che esiste un divario enorme tra classe dirigente
politica e popolazione, tra salotti dorati e vita vissuta. Quando le
imprese chiudono battente e/o si trasferiscono all'estero, quando i
lavoratori si suicidano per le troppe tasse, quando l'economia non
gira e il tasso di disoccupazione aumenta a sproposito, quando la
gente è esausta, quando il Paese viene inondato da extra comunitari
che vivono grazie ai sussidi ricevuti dallo Stato in barba ai
cittadini italiani che si vedono defraudati della loro storia antica,
quando di fronte a tragedie idrogeologiche regna il nulla, il
silenzio, l'omertà, non si fanno né parole né fatti, rispondere che
l'Italia è fuori dalla crisi e che ognuno debba fare il proprio lavoro
è disgustoso e vergognoso. Questo è lo Stato italiano a cui non crede
più nessuno. E' dura dover lavorare per un Paese che non ti garantisce
più nulla.
Roberta Bartolini
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