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venerdì 31 gennaio 2014

Crolli di pezzi d'arte: a chi o cosa la colpa?

Muri che crollano, pezzi di storia ed arte che se ne vanno, polemiche,
prese di posizione, scandali, dimissioni, condanne morali e di fatto.
Questa è l'Italia degli ultimi anni che si è concretizzata con le
dimissioni da Ministro di Bondi quando faceva parte del governo
Berlusconi. Colpe o no, un dato  è certo: l'Italia va a rotoli non
tanto nella sua fisicità, geografia e arte ma nella mente e mentalità.
Il Paese del sole ha una storia antichissima, vanta monumenti e storia
dell'arte che ci invidierebbero tutti. Ci supera solo la Grecia nel
patrimonio artistico, ma anche nella sua conservazione. E qui
arriviamo al punto. Pezzi di arte molto vecchi ed antichi è ovvio che
degradino. Serve solo l'avvallo dell'uomo per pensare ad una dovuta
manutenzione, una manutenzione responsabile e continuativa nel tempo.
Dopo il caso dei crolli di Pompei ad oggi siamo di fronte al crollo di
un muro di 30 metri nella cinta muraria di Volterra a causa della
sorta di alluvione di questi tempi. Innanzitutto occorre specificare
che nel tempo la situazione metereologica è peggiorata al punto che
dal Paese del sole mediterraneo sembra di vivere ai tropici. Non per
questo si  tratta di una giustificazione. E' una realtà che deve
essere presa in seria considerazione. Pensiamo alla reggia di Caserta,
monumento alla pari di Versailles, presa all'assalto dai turisti ma
critica nelle sue condizioni. Dopo la caduta di una parte di soffitto
la plettora di guardie che vi lavorano (troppe per essere pagate dalle
casse dello Stato) ha giustificato il proprio silenzio a causa
dell'assenza della maggior parte di questi per malattia. Questi vuoti
e queste mancanze sono le fonti di colpe maggiori di cui bisogna
tenere conto prima di demonizzare tizio o caio. Sempre ad oggi si ha
il timore di esondazioni di alcuni fiumi che potrebbero portare danni
enormi a persone e cose. E' mai stata fatta la giusta manutenzione
degli argini e dei letti dei fiumi come avviene nei Paesi del nord o
di montagna? Queste sono le domande che dobbiamo porci.

Roberta Bartolini

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