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mercoledì 11 dicembre 2013

Perché dobbiamo ascoltare i "forconi"

La parola d'ordine o in auge oggi è "forconi" e forse si tende troppo a sottovalutarla - inclusa la crisi che essa rappresenta - complice anche un governo silente ed immobile per vari motivi. Ma non dobbiamo farlo in quanto i cosiddetti "forconi" non sono che la punta di un iceberg, oppure, la parte finale di un'ondata di proteste che invaderanno sempre più l'Italia se la situazione vigente non cambierà aspetto e se quanto meno non si dimostrerà la buona volontà per avvicinarsi a tale cambiamento non solo auspicato ma ora richiesto con forza. Infatti, ad iniziare la protesta sono i trasportatori e gli autotrasportatori a cui hanno fatto seguito gli agricoltori, liberi professionisti e rappresentanti di varie categorie, denominati appunto "forconi". Pertanto, si nota come il quadro sia ampio e complesso da prendere in seria considerazione. Attenzione, questa volta e forse per parecchio tempo ancora non sono i violenti o i no global di truno a portestare ma i lavoratori, i giorvani, gente della società e di tutte le classi sociali esausti e scontenti della realtà fatta di tasse a vanvera e di non regole, di promesse non mantenute e di prese in giro, di salotti dorati ed hotel a cinque stelle. Non è per essere catastrofici ma il senso di tutto questo è che se non si cambia rotta il Paese rischia di decadere come la Grecia e a farne le spese non saranno di certo i nostri politici ma i cittadini contribuenti, l'Italia perderà molti giovani che migreranno all'estero e si infarcirà di extra comunitari nella misura in cui li si potrà accogliere e rispettare. Altrimenti un giorno la protesta sarà allargata anche a questi ultimi e saranno seri dolori.

Roberta Bartolini

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