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martedì 17 settembre 2013

Mancanza di ottimismo

> Entrare in un bar per il caffé di primo mattino, ascoltare per caso
> due colleghi papà di bimbi il racconto di quanto fatto la sera
> precedente per preparare la cartella di prima elementare e del primo
> giorno di scuola effettivo, e comprendere la loro ansia interiore o
> inquietudine per il futuro nebuloso sul loro cammino, quando invece
> questo giorno dovrebbe essere una svolta paradisiaca, un passaggio e
> una fase psicologica e pedagogica essenziale per un bambino e per un
> genitore, non mi fa rimanere indifferente, anzi, mi lascia un pò di
> amarezza interna. Faccio immediatamente il raffronto con quanto
> accaduto nello stesso periodo di età quando ero piccola e i miei
> genitori non proprio giovanssimi avevano una carica di energia
> notevole, una speranza recondita nel futuro, un ottimismo di base
> trascinante ed ammirevole che mi trasmettevano e che mi trasmettono
> tuttora. Benché persone forse un pò fuori dalla norma e molto ricche
> dentro in ogni caso appartenevano ad un'altra generazione che ha
> lottato contro l'ultima guerra mondiale, che si è rimboccata le
> maniche e ha fatto tanti sacrifici per formare delle famiglie positive
> ma che ha fatto tutto questo con uno scopo e toccando con mano il
> valore del denaro sudato. La generazione dei miei genitori aveva lo
> stesso entusiasmo che può avere oggi giorno un adolescente perché nel
> pieno della crescita e della formazione, un entusiamo che mano a mano
> purtroppo diminuisce sempre più fino a portare delle persone al
> suicidio o al divorzio o ai femminicidi o alla violenza sui propri
> figli. Questi sono casi paradossali ma dobbiamo metterci in testa che
> stanno divenendo quasi la norma se non si fa nulla per ovviare ad un
> problema reale. Acoltare le parole di un padre di un bimbo di prima
> elementare che si augura come prima cosa che il proprio figlio
> imbocchi la strada giusta della fortuna in un momento critico per
> tutti è molto triste. Peccato che ci governa non la pensa allo stesso
> modo forse perché non è avvezzo ai sacrifici, al lavoro vero, alla
> lotta quotidiana contro il tempo che manca e che si vorrebbe dedicare
> maggiormente al piacere ed al dovere verso la propria famiglia. Troppi
> agi e troppi quattrini danno alla testa.

Roberta Bartolini

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