Visualizzazioni totali

Pagine

venerdì 12 luglio 2013

Cantina di famiglia piemontese Cossetti: una storia, un successo

Questa è la breve storia di una delle tantissime aziende vinicole
italiane che - se continua la crisi economica, la recessione e
soprattutto la cattiva amministrazione dei nostri governi - rischia o
ha rischiato di chiudere battente.
Parlo della Cossetti dal 1891 con sede in un comune piccolo e
abbandonato da Dio come tanti in Italia, Castelnuovo Belbo (AT). La
Cossetti nasce nel 1891 come fabbrica, come cantina di
famiglia grazie al vecchio bisnonno Clemente Cossetti, un contadino
d'antan che forse dotato di un pò più di spirito imprenditoriale
rispetto ad altri, creò un'attività aperta al pubblico di vendita del
suo vino. Vino genuino che nella terra del Monferrato nasce
principalmente da uva di Barbera d'Asti, Dolcetto e Moscato. I nostri
nonni sono cresciuti a merenda a base di pane e uva trasformata poi in
squisiti vini da tavola. L'azienda è cresciuta grazie anche alla
famiglia numerosa dei Cossetti, caratteristica questa che sovente
nelle grandi aziende fa la differenza. Tanti figli, tanti nipoti,
tante teste, l'unione fa la forza e nel numero è nata Clementina
Cossetti, ora mamma di tre figli, giovane, esperta, volenterosa, dolce
ma dal pugno di ferro, "clemente" verso i suoi dipendenti (è riuscita
a non licenziarne neppure uno in onore ed in ricordo del papà e per
rispetto della mamma con cui amministra il lavoro) ma anche donna
manager.
In una visita di mezz'ora all'azienda concessami molto gentilmente
proprio dalla squisita titolare, sono venuta a contatto con una delle
cantine più belle, più pulite e ordinate, più eleganti che
abbia mai visto. E ne ho visitate tante soprattutto in Piemonte (data
la discendenza di avi contadini astigiani).
Dall'ufficio al magazzino, al reparto con macchinari per la messa a
punto fino all'etichettatura, lavaggio e asciugatura delle bottiglie.
Dal reparto cisterne e realizzazione del vino alla cantina sotterranea
tenuta come un bijoux, una sorta di sala aperitivi con luci soffuse e
botti di legno. Le botti sono tutte di costruzione francese - le
migliori sul mercato - che contengono vini pregiati locali quali
Dolcetto, Moscato, vini bianchi per terminare col "Superior Nizza
D.O.G.P." religiosamente custodito in botti per vino barriqué.
Una gestione vinicola all'insegna della bellezza per un vino
altrettanto "bello" ed importante.
Resta un dettaglio ancora non spiegato. Il motivo di tale recensione.
L'elemento scatenante è stata una paginata pubblicitaria pubblicata
per alcuni giorni su Il Giornale della Liguria proprio in coincidenza
dell'inaugurazione della nuova testata giornalistica che segue per
migliorare quella della vecchia edizione de Il Giornale di Genova.
Come la sottoscritta (molto sensibile al richiamo di Cossetti e di
Castelnuovo Belbo) pare che molti lettori liguri e del basso Piemonte
si siano accorti della réclame di un'azienda che non è solo vinicola
ma che si è sviluppata (sulle alture del paesino menzionato) in un
contesto paesaggistico tipico piemontese e dolcemente collinare anche
attraverso il "Relais R23". Si tratta di un Hotel-Ristorante di
qualità costituito da una bella villa d'epoca restaurata e contorniata
da un grande parco il cui accesso è permesso grazie ad un lungo viale
di cipressi. Luogo che sicuramente attira turisti e stranieri come i
tanti tedeschi che fortunatamente popolano d'estate un paese di
campagna, uno dei tanti paesini italiani che vivono del passato e che
forse sopravvivono grazie ad aziende come la Cossetti. Lo spirito
imprenditoriale della sua gestione ha permesso di osare l'esportazione
di un vino locale di qualità anche all'estero, in Francia e persino a
Dubai. Peccato per l'Italia che muore insieme con le sue tradizioni se
non tutelate a dovere, ma buon per un'azienda di tale calibro che ha
il diritto/dovere di prosperare laddove può. Cossetti chapeau.
Roberta Bartolini

Nessun commento:

Posta un commento