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lunedì 10 giugno 2013

La pazza Milano di Pisapia

A Milano stanno tutti impazzendo, o quasi, oppure solo una fetta di
popolazione "sbagliata", quella che non ha votato Pisapia e che non lo
voterebbe mai. Purtroppo è una minoranza, sì, perché a sentire alcuni
sondaggi o interviste pubbliche, chi lo ha votato lo rivoterebbe.
Questo in linea con il trend nazionale che vede sempre e comunque la
sinistra in vantaggio, benché attualmente ai minimi storici.
L'ignoranza che induce la gente - seppur lamentosa e mugugnona della
situazione politica attuale - a votare sempre gli stessi perché
conservatrice nell'animo (si è fatto sempre cosi) costituisce un peso
non indifferente, ma in generale a fare la differenza sono le scelte
del centro destra nel decidere per candidati non all'altezza degli
avversari. Lo si  vede a Milano come in altre città, prima e non
ultima, Genova. Sembra che il centro destra godi nel non volersi
esporre né in campagna elettorale né in periodi neutri. Silenzio,
chiusura in se stessi, poco coinvolgimento dei soci e degli elettori,
scelte tarde ed errate. Con tale atteggiamento non si fa molta strada,
considerando soprattutto la grinta, la determinazione e la fede quasi
religiosa dei partiti di sinistra, a partire dal Sel che riesce ad
entrare nel vivo dello spirito e del cuore dei propri elettori in
quanto si occupa e si preoccupa del sociale, a modo proprio, ma se ne
occupa. E Pisapia è uno di questi politici "arancioni" che vanno
avanti imperterriti senza farsi fermare da nessuno. Lo dimostrano le
mosse scellerate dello stesso Pisapia che è arrivato persino a vietare
il gelato dopo la mezzanotte. Peccato che le sue decisioni non vadano
mai a colpire e a penalizzare gli extra comunitari di cui Milano è
infarcita in maniera selvaggia e grossolana, ma i cittadini milanesi
nonché la ricchezza e la produttività di una città che un tempo era
considerata la vera capitale economica italiana. Ora le città
amministrate dal Sel sono ridotte a delle casbah permanenti e a degli
enormi campi rom (ma a non a norma peraltro!). Meditiamoci, anzi,
milanesi meditateci.

Roberta Bartolini

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