Genova, la notizia scoop dell'estate: nomadi, campi abusivi e ruberie,
anzi, case svaligiate. In sé altro che scoop, è una notiziona, ma a
Genova purtroppo siamo stati abituati a questo tipo di notizie.
Quindi, a parte alcune denunce e il Pd/Sel che non può far finta di
nulla e pare accorgersi della gravità della cosa, penso che fra poco
non se ne parlerà più e si riproporrà la stessa situazione in altri
momenti. Tipicamente genovese e tipicamente italiano. Si parla di un
problema ma non si fa niente per risolverlo. Non è cosi che funziona,
non è così che il dovere delle Istituzioni nei confronti dei cittadini
ed anche degli stranieri si sviluppa. Ora a bugna avvenuta si cercherà
di mettere una pezza. Si sentono già commenti da parte della giunta di
sinistra che inizierebbe una raccota di firme nella zona di Prà per lo
sgombero del campo abusivo. Non serve a nulla lo sgombero in quanto
gli stessi nomadi una volta "sgomberati" verranno trasferiti altrove
ma alle stesse condizioni. Pertanto, la politica della sinistra di
coprire la ferita e di non volerla curare più profondamente fa buchi
nell'acqua e si dimostra inutile allo scopo. Senza contare che in
questo modo si fomenta razzismo gratuitamente. Cosa invece servirebbe?
Semplice. Sarebbero necessarie poche ma valide e serie
leggi/norme/regole sui nomadi, sul fatto che la città ospitante
dovrebbe avere dei campi a norma permettendo ai nomadi stessi di
integrarsi al meglio e in condizioni di vita più umane, ma
obbligandoli a rispettare le nostre leggi, a mostrare il permesso di
soggiorno, a pagare le tasse, a lavorare e a lasciare il Paese dopo a
un tot di tempo come pattuito. Questo avviene nei Paesi europei più
civili. Non comprendo come sia possibile che in Italia non si voglia
mettere in atto una tale politica nel rispetto della vita umana in
generale. Occorre a questo punto che il caso nomadi di Genova esca
dalle mura genovesi per diventare un caso italiano.
Roberta Bartolini
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