Le condanne pesanti a politici, giornalisti, stilisti, evasori
fiscali, disonesti date in Italia possono diventare sacrosante e
necessarie, condivisibili ed apprezzate in un solo caso: se lo Stato,
il governo, la magistratura, la politica, insomma, i poteri, si
comportano da esempio per il Paese ed i suoi abitanti, offrono i
giusti servizi in rapporto alle tasse inferte, premiano i meritevoli e
puniscono i dissidenti, garantiscono benessere e voglia di essere
italiani prima di tutto agli stessi italiani per integrare in un
secondo tempo stranieri con una politica corretta e seria
d'integrazione, se la pena che vogliono fare scontare è proporzionale
all'offesa. Tutto questo deve valere per tutti, nessuno escluso. Solo
in questo caso un italiano può accettare certe scelte e decisoni
istituzionali. Ma quando si candannano senza se e senza ma presunti
colpevoli (magari solo per aver peccato in stile o comunque in fondo
brava gente e lavoratrice che ha sempre dato lustro ad una città o ad
un Paese e dato lavoro a tanta gente) e si lasciano liberi e indenni
assassini, pirati della strada, violenti che bloccano una nazione ed
il suo sviluppo (no tav), rom che vivono in campi non a norma, che
rubano, scippano, non pagano bollette e vivono alle spalle dei
contribuenti magari ignari di tutto, allora in questo caso c'è da
inorridire e non fidarsi più di nessuno. I casi di suicidi di
imprenditori e/o padri di famiglia che si tolgono la vita per
disperazione e timore di non poter più far fronte al futuro fanno
pensare, rattristono ma ci fanno arrabbiare in quanto dimostrano il
fatto che esistono sempre più vittime di un sistema perverso, marcio.
Tuttavia, non è giusto sentirsi vittima in questo modo. E' lo Stato
che dovrebbe sentirsi vittima di se stesso, di una nullità. Regnerà
prima o poi la giustizia? Basta volerlo e basta che finalmente gli
italiani lo vogliano dandosi da fare, votando nel migliore dei modi,
diventando una sorta di missionari della verità, lamentandosi in
maniera costruttiva, scendendo nelle piazze se il caso. Ma è l'ora di
farci sentire, non ne possiamo più.
Roberta Bartolini
Nessun commento:
Posta un commento