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martedì 26 giugno 2012

Proposta di legge per la tutela degli idiomi in Piemonte

La Lega Nord ha presentato una nuova proposta di legge per la tutela degli idiomi linguistici in Piemonte. Ci si addentra in una materia abbastanza corposa per essere trattata superficialmente, materia che richiederebbe uno studio approfondito di sociolinguistica. Ma la Lega non si esime dal farlo e vediamone in sintesi le sue mosse. Il Piemonte, cosi come tante altre regioni italiane, è una regione che da sempre mantiene diversità linguistiche a seconda della posizione geografica delle varie località che la costituiscono. In particolare, cinque sono le lingue ancestrali: provenzale, franco-provenzale, walserdeutsch, piemontese e francese. Si tratta di idiomi ancora in atto e suddivisi in parlati e scritti. Vale a dire, alcuni sono semplicemente dei dialetti, altri hanno e mantengono una propria grammatica con caratteristiche morfologiche ben precise. Il fatto è che tra tali forme linguistiche, per assurdo, quella che viene salvaguardata di meno in assoluto è proprio il piemontese il quale viene caratterizzato a sua volta da una serie di dialetti corrispondenti alle varie province. Pensiamo alla parlata dell'ovadese o di Novi oppure della zona del cuneese o del Monferrato. Cambia il dialetto, cambia l'accento e l'inflessione, caratteristica questa che, da un punto di vista culturale, determina conflitti campanilistici, ma che da un punto di vista linguistico crea un pullulare di elementi utili non solo per conoscere meglio il Piemonte e la sua storia - anche linguistica - ma anche per arricchirlo in materia di bilinguismo. Infatti, nelle nazioni dove esiste una forma di bilinguismo si comprende come il mantenimento delle lingue ancestrali giovi ad un successivo apprendimento di altre lingue ed al miglioramento della conoscenza della lingua nazionale. E' una pura questione di esercizio linguistico e di cultura.
Se trattiamo la materia da un punto di vista prettamente costituzionale, la Costituzione Italiana sancisce i principi fondamentali per la tutela delle lingue di minoranza attraverso l'articolo 6 della Costituzione stessa.
Morale: o si prende atto che la Costituzione non è quella "pietra miliare" cosi definita da Fini, intoccabile ed immutabile, per cui pensare anche ad un minimo cambiamento della stessa sarebbe utile e naturale, oppure, accettiamola ed applichiamola fino in fondo in qualunque sua sfaccettatura. Tertium non datur. 
 
Roberta Bartolini
 
 

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